Le insalatone No no no!
Adesso sfondo un mito, della scienza della nutrizione e di quello che ci hanno sempre inculcato da quando abbiamo messo in moto l’udito.
Allora partecipo nel weekend ad un corso fighissimo di Matrix, una tecnica energetica per trasformare la realtà, detto in breve (www.matrix-2point.com).
A pranzo la maggior parte dei mie compagni di corso prende una insalatona.
Il locale era gestito da cinesi (ed io già avevo paura, i cinesi se non gestiscono super ristoranti tipo guida Michelin, sulla qualità e la provenienza degli alimenti fanno solo casino ovvero propongono roba che non è nemmeno umana).
Quindi alla mia domanda se era possibile avere la mia pasta con delle verdurine mi risponde una dolce signora dagli occhi a mandorla che loro avevano solo sughi pronti: l’amatriciana, il pesto e un sugo alla bolognese.
Inorridisco all’idea del tipo di carne, di formaggio o qualsiasi condimento che mi potessero aggiungere, vedo della rucola in una mitica insalatona del compagno davanti a me e dico di aggiungerci solo quella.
Poi il giorno dopo mi presento con anche il mio sugo, ovvero un bel barattolino di paté di carciofi biologico e sconcerto tutti i miei compagni….ah ah ah
Intanto osservo la fierezza con cui vengono mangiate le insalatone, certo forse rispetto ad un hamburger di un possibile gatto come aveva preso qualcuno o di una pasta geneticamente modificata, quelle che ti trasformano in celiaco appena le guardi, con sugo di topo che aveva preso qualcun altro e ci ha messo 6 giorni a digerirla, l’insalatona aveva qualche caratteristica di leggerezza.
1) insalata bombardata da pesticidi e forse manco lavata, sicuramente delle buste delle grandi distribuzioni, roba morta insomma
Ovvio dalla Thailandia mica ti arrivano freschi pescati e rosa, subiscono se va bene una decina di trattamenti chimici oltre ad essere allevati chissà con quali porcherie. Insomma roba tossica e morta, di nuovo.
Il gamberetto buono appena pescato costa caro e non te lo trovi nell’insalatone a 8 euro perché già 5 gamberetti freschi dei nostri mari li paghi il doppio dell’insalatona o di più.
E questo non ti fa sorgere qualche domanda?

Da che allevamenti provengono quelle poveracce di mozzarelline?
da mucche che non hanno tregua perché tu abbia una insalatona che hai solo l’illusione che sia poco calorica se ancora credi al concetto arcaico delle calorie, anzi visto che siamo in tema se proprio credi alla bufala delle calorie…e hai introdotto un bel po’ di acidità nel tuo corpo e grassi che si appiccicano sul sedere e sull’addome.
O uno sa mangiare o uno sa mangiare, sa scegliere e sa capire che oggi come oggi nel 99% dei ristoranti si mette in gioco la propria salute. Il prodotto industriale fa schifo. Punto.
E di fronte a tanto schifo hai voglia di spararti onde energetiche matrix. La realtà è che quello che viene proposto in giro non ha nulla a che vedere con il mangiare sano.
Aggiungo che la pancia ti si gonfia come un pallone anche per l’effetto yang del pane che ti contrae tutti gli organi e i muscoli.

Tutti hanno il terrore dei celiaci e delle loro reazioni allergiche per cui mi dicono subito di sì e io me la rido.
Ma nello stesso tempo mi tutelo. Tutelo la mia salute dove posso, al massimo che posso.
Come sai io viaggio molto, spesso anzi sempre più spesso trovo risposte di qualità a livello della ristorazione, figurati che all’aeroporto Orio al Serio sono riuscita a gustare una pasta Senatore Capelli con un sugo biologico di radicchio e zucchine (il Senatore Capelli è un grano antico e non geneticamente modificato per cui non crea problemi a chi non è celiaco se mangiato una tantum).

ma comunque cerco di avere sempre con me le gallette di cereali per qualsiasi evenienza.E’ dal basso che arrivano le rivoluzioni oggi.
E’ da ognuno di noi, se anche tu cominci a dire di NO! e a attrezzarti per mangiare moderatamente equilibrato, sano, naturale, macrobiotico fuori di casa troveremo sempre più proposte di qualità.
Perché l’offerta segue la domanda e se sempre più persone rifiutano il cibo spazzatura, la qualità, come una volta, si ripresenta.
Riprendiamoci il potere del consumatore consapevole che ha la coscienza alimentare di che cosa mangia e che si autotutela. Hasta la victoria siempre diceva il comandante Che Guevara.
E per rallegraci dopo questa orrida panoramica ecco la ricetta della deliziosa torta con cui la chef Laura ci ha sorpresi alla serata del 28 settembre:
Crostata al cacao con pere caramellate e cioccolato fondente
(ricetta della super chef della Sana gola Anna Bonfanti)

2 cucchiai di cacao amaro
70 gr di olio di girasole
100 gr di malto di riso
1 cucchiaino di lievito cremortartaro
1 pizzico di sale
latte di riso q.b.3 pere non troppo mature
4 cucchiai di malto di riso
1 pizzichino di sale
100 gr di cioccolato fondente
Mettere in una ciotola la farina, il cacao, il lievito cremortartaro e il sale. Mescolare e aggiungere l’olio, il malto e latte di riso quanto basta per ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso. Lasciare riposare la frolla coperta per 30 minuti circa.
Sbucciare le pere e tagliarle a fettine di circa mezzo cm. Trasferirle in una padella e farle cuocere lentamente a fuoco dolce con 2 cucchiai di malto e un pizzichino di sale, rilasceranno il loro liquido, fare asciugare, aggiungere il malto restante e fare caramellare per qualche minuto. Lasciare raffreddare.
Stendere la frolla in una teglia, bucherellare la base e cuocere in forno a 180° per circa 15 minuti.
Togliere la torta dal forno lasciare raffreddare. Sciogliere a bagnomaria 50 gr di cioccolato fondente e distribuirlo uniformemente sul fondo della crostata. Lasciare raffreddare e distribuire le pere caramellate. Sciogliere a bagnomaria i restanti 50 gr di cioccolato fondente e guarnire la crostata. Lasciare rassodare bene il cioccolato prima di consumarla.
Gustatevela!!!
Love, trust, care
Silvia
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